Diario di viaggio
Australia – Ottobre 2006
PARTE 4 – NORTHERN TERRITORY – RED CENTRE
Martedì, 17 ottobre 2006
DARWIN – ALICE SPRINGS (volo aereo)
ALICE SPRINGS – AYERS ROCK/ULURU (503 km)
Partenza ore 07.00 di mattina dall’aeroporto di DARWIN per arrivo ore 09.00 nella città di ALICE SPRINGS nel cuore dell’AUSTRALIA. Dopo aver sorvolato il territorio del nord atterriamo ai piedi delle MacDonnell Ranges. Ritiriamo l’auto, acquistiamo alcuni generi alimentari e una buona scorta d’acqua per i prossimi giorni. Da qui ad AYERS ROCK non ci sono centri abitati se non sporadiche aree di sosta. Al noleggio auto ci hanno informato che a YULARA, dove hanno sede tutti gli alberghi, c’è un minimercato ma i prezzi sono molto alti. La nostra mèta è l’ULURU che dista da qui 455 km.
Prendiamo la STUART HWY in direzione sud fino a ERLDUNDA dove voltiamo sulla LASSETER HWY. La nostra prima sosta è dopo 200 km all’area di servizio di ERLDUNDA. Quella successiva è MT.EBENEZER dopo 57 km, per il pranzo al sacco. Qui un aborigeno chiede a Rocco di andargli a comprare una birra. Naturalmente specifica che non vuole i nostri soldi. Tutto questo succede mentre io sono alla toilette. Quando torno e Rocco me lo racconta, io gli spiego che sulla guida ho letto esattamente quello che gli è appena successo. Il consiglio nella guida è quello di rifiutare in quanto agli aborigeni è vietato bere alcolici. Noi seguiamo il consiglio.
Dopo 43 km da MT.EBENEZER incrociamo la deviazione per il WATARRKA NATIONAL PARK, dove andremo domani, a questo punto mancano 144 km a YULARA. Ne mancheranno poi solo 10 per arrivare all’ULURU.
A metà strada dall’ULURU si scorge una montagna in lontananza che potrebbe ingannare il viaggiatore facendogli pensare di aver avvistato il monolito più grande del mondo. In realtà si tratta di MT.CONNER.
Ci fermiamo in un punto panoramico e risalendo una piccola duna ammiriamo l’immenso lago salato che si estende all’orizzonte, La strada è una linea grigia tracciata in un mare arancione. Anche qui il caldo si fa sentire, ma sembra che il tempo stia cambiando.
Arriviamo finalmente all’ULURU. Lo vediamo maestoso all’orizzonte. Ci avviciniamo sempre più. E’ lì davanti a noi. Ci attrae come una calamita attira un metallo. Per entrare nel parco, gestito dagli aborigeni ANANGU, si pagano 25 AUD a testa. Il biglietto è valido tre giorni. Il parco è aperto dall’alba al tramonto. Ci viene fornita una piccola guida più un foglio aggiuntivo, quest’ultimo scritto in italiano.
LA LEGGE TJUKURPA
La legge Tjukurpa costituisce il fondamento della cultura Anangu. Essa stabilisce le regole per il comportamento e il vivere in comune. E’la legge che impone il rispetto tra le persone e tra queste e la terra che dà sostentamento alla gente. La legge Tjukurpa, che risale all’epoca della creazione, continua a disciplinare i rapporti al giorno d’oggi.
La legge Tjukurpa regola i rapporti tra persone, piante, animali e le caratteristiche fisiche della terra. La stessa legge offre spiegazioni sulla formazione, sul significato e sulla conservazione di tali rapporti.
La legge Tjukurpa è stata tradotta come “Dreaming” o “Dreamtime” ossia come “Tempo dei sogni”. Tale traduzione però è invero inesatta, poiché la Tjukurpa non si riferisce ai sogni secondo il significato tradizionale della cultura occidentale, non si tratta di un fenomeno irreale o immaginario. La Tjukurpa è la legge tradizionale che spiega l’esistenza e disciplina la vita quotidiana. La Tjukurpa racchiude in se stessa il concetto dell’esistenza, nel passato, il presente e il futura. La Tjukurpa dà una risposta a importanti quesiti quali la creazione del mondo e il modo in cui gli esseri umani e tutti quelli viventi si inquadrano nel concetto globale della vita. Essa forma la base di tutte le leggi che governano la natura e tutti gli esseri viventi.
La Tjukurpa è tutta attorno a noi nel paesaggio stesso. Quando gli Anangu osservano la terra, e ogni sua caratteristica e tutte le sue ceature, essi vedono i segni della presenza vivente degli antenati. Uluru e le sue molte caratteristiche, continuano a raccontarci della Tjukurpa.
In trincio, il mondo era privo di forma e fisionomia. Esseri atavici emersero da questo vuoto e viaggiarono in lungo e in largo, creando tutte le specie viventi e le caratteristiche del paesaggio desertico che vediamo oggigiorno. Uluru e Kata Tjuta offrono una prova fisica delle attività e dei viaggi degli esseri atavici che vengono tramandati sin da allora nella storia, canti, danze e cerimoniali. La conoscenza del modo in cui prendersi cura della terra, animali, piante e genti è stata tramandata da generazione a generazione sotto forma di Tjukurpa, la legge cioè degli Anangu.
Uluru e Kata Tjuta fanno parte di una grande rete di luoghi importanti, collegati l’uno all’altro da iwara (sentieri), formati da diversi antenati durante i loro viaggi. In tutte le direzioni, Uluru e Kata Tjuta sono collegati con persone e luoghi. Le pianure di sabbia e le zone boscose de parco e oltre sono piene dei segni dei viaggi degli antenati.
L’individuo Anangu impara la Tjukurpa in diverse fasi durante la sua vita. Egli deve passare attraverso una serie di gradi di saggezza, conoscenze e responsabilità. Per pian piano imparare gli intrecci della legge Tjukurpa gli Anangu devono ascoltare bene.
L’Uluru è il monolito (unico pezzo di roccia) più grande del mondo, si innalza fino a 350 metri dalla distesa desertica e per gli aborigeni Anangu è un luogo sacro. La particolare tonalità rosso-arancione, accentuata dal sole all’alba e al tramonto, è puramente superficiale, risultato dell’ossidazione del ferro nella roccia normalmente grigia. In certi punti la superficie si è sgretolata o usurata, creando figure bizzarre e caverne.
Ci fermiamo in corrispondenza del SUNSET VIEW POINT anche se è ancora presto per il tramonto. Ci sono due ragazze che osservano l’ULURU bevendo una birra. Ci facciamo fare una foto e scambiamo due chiacchiere. Andiamo poi al visitor center e successivamente percorriamo la strada asfaltata di circa 11 km, che scorre lungo il perimetro del monolito. Individuiamo anche il SUNRISE LOOKOUT, dove verremo domani mattina per vedere l’alba.
Arriviamo nel punto in cui si accede alla salita della roccia. Per il popolo degli Anangu il sentiero che si arrampica sul fianco del monolito riveste un grande significato spirituale in quanto è considerato parte dell’itinerario percorso dagli uomini Mala al tempo in cui giunsero a Uluru. Per questo motivo chiedono di non scalarlo. Allo stesso tempo però non è vietato. Noi rispettiamo la volontà aborigena.
Oggi non è consentito salire in quanto ieri ha piovuto e il terreno è impervio. Prima della salita ci sono alcuni accorgimenti da prendere in quanto non è assolutamente facile. Anche se si fosse intenzionati a salire si cambierebbe subito idea dopo averli letti nel pannello informativo all’entrata (si sono verificate anche delle disgrazie mortali).
Verso il tramonto raggiungiamo il SUNSET VIEWPOINT. Il parcheggio è già gremito di gente. Il cielo non promette niente di buono. Una distesa di nuvole grigie oscura i
raggi del sole. Comincia anche a piovere. Nessuno si muove. Aspettiamo e spunta l’arcobaleno proprio sopra l’ULURU.
Solo quando ormai è buio lasciamo il monolito e prendiamo la strada per YULARA che dista 6 km dall’entrata del parco. In lontananza un susseguirsi di lampi si scaricano al suolo.
Il nostro albergo è il THE LOST CAMEL (AUD 404). La stanza è arredata in modo moderno ed essenziale. Non manca niente. Dopo cena pensiamo al nostro itinerario di domani: sveglia presto per vedere l’alba all’ULURU, visita dei MONTI OLGAS/KATA TJUTA (che in aborigeno significa Tante Teste), partenza per KINGS CANYON/WATARRKA N.P.. Pensandoci bene però ci piacerebbe rimanere qui all’ULURU un giorno in più.
Per prima cosa dobbiamo chiedere se c’è una camera disponibile qui al THE LOST CAMEL o in un altro albergo (es.OUTBACK PIONEER dove avremmo prenotato anche per questa notte se ci fosse stato posto) dopo dobbiamo chiamare il KINGS CANYON RESORT per spostare la prenotazione da domani a notte a dopo domani, sempre che ci sia posto.
Per il momento consultiamo internet per verificare le previsioni del tempo nei prossimi giorni e diamo un’occhiata alle notizie dall’Italia.
Usciamo per telefonare a facciamo due passi. E’ davvero buio!
Rimandiamo la decisione a domani.
www.centralaustraliantourism.com
Central Australian Tourism
Gregory Terrace – Alice Springs
www.ayersrockresort.com.au
Mercoledì, 18 ottobre 2006
YULARA – AYERS ROCK/ULURU – MONTI OLGAS/KATA TJUTA –
YULARA (230 km)
Questa mattina andiamo a vedere l’alba all’ULURU. Il sole sorge alle sei e dieci. Sveglia alle quattro, alle quattro e mezza siamo in piedi e un’ora più tardi siamo a destinazione. Quando arriviamo al SUNRISE LOOKOUT è ancora buio ma sembra di essere al mercato nell’ora di punta. E’ pazzesco! Gruppi di giapponesi stanno facendo colazione comodamente seduti in seggioline da campeggio, ognuno con il proprio sacchetto. Sono molto organizzati, ma sembrano degli alunni in gita scolastica. Tanti altri si sono portati qualcosa di caldo per stemperare l’attesa.
Anche noi mangiamo qualcosa. Purtroppo questa mattina è nuvoloso e dobbiamo aspettare fino alle sette passate prima di vedere il sole illuminare l’ULURU. A quest’ora siamo rimasti in pochi e l’atmosfera è molto più originale. Il silenzio ha ripreso il sopravvento. La calma ci circonda. Facciamo il giro della roccia e come prima sosta ci fermiamo al MUTITJULU WALK . Qui percorriamo un tratto del sentiero ai piedi dell’ULURU fino ad arrivare ad una piccola piscina naturale permanente dove confluisce l’acqua piovana dopo il suo percorso lungo la parete rocciosa. Da vicino si vedono chiaramente i segni dell’acqua evidenziati da strisce scure che per la loro forma sinuosa sembrano disegnate dalla mano di un pittore. Riprendiamo il viaggio e la prossima sosta è MALA WALK. Da qui si accede all’arrampicata. Anche oggi la salita è interdetta a causa del forte vento in quota. Noi percorriamo un altro tratto del sentiero alla base del monolito giungendo in un punto in cui la roccia ha formato una rientranza simile ad un onda alta 30 metri. In alcuni punti è proibito fotografare e fare riprese in quanto sono luoghi sacri per gli aborigeni.
Decidiamo di rimanere un’altra notte a Yulara e prima di rientrare all’albergo ci fermiamo all’OUTBACK PIONEER dove prenotiamo una camera (AUD 208). La ragazza alla reception chiama il KINGS CANYON RESORT e ci sposta la prenotazione a domani sera. Piccolo particolare: per domani sera però hanno solamente una camera di lusso AUD 431.
Dopo aver lasciato il THE LOST CAMEL andiamo ai MONTI OLGAS. Distano 50 km dall’ULURU. Da qui si vedono chiaramente in lontananza. Lungo la strada non c’è nessuno. Per la loro forma queste formazioni rocciose vengono chiamate KATA TJUTA che in aborigeno significa TANTE TESTE. Ci fermiamo ad osservarle dal punto panoramico KATA TJUTA DUNE VIEWING. Per visitarle si può esplorare la Valle dei Venti (VALLEY of THE WINDS) oppure il WALPA GORGE. Intraprendiamo il WALPA GORGE . Tra andata e ritorno è già ora di pranzo. Siamo distrutti. Fa veramente molto caldo!
La nostra camera all’OUTBACK PIONEER non è pronta prima di oggi pomeriggio alle due quindi decidiamo di andare a mangiare nell’area pic-nic del visitor center dell’ULURU. Siamo svegli dalle quattro di questa mattina e incominciamo ad accusare un po’ di stanchezza.
Appena abbiamo la stanza ci rilassiamo qualche ora per poi tornare all’ULURU in attesa del tramonto. Purtroppo non mi sento tanto bene. Anzi sto proprio male. Ho uno dei miei tremendi mal di testa. Quelli che non sai dove stare, fai fatica a parlare ed a tenere gli occhi aperti. Accidenti! Ma proprio qui e adesso! Non mi resta che sdraiarmi e cercare di addormentarmi. Passerà. Rocco trascorre il resto della serata da solo. Saremmo dovuti andare al ristorante dell’albergo. Qui avremmo scelto la carne tra canguro, emù e coccodrillo e poi ce la saremmo cotta alla piastra. Invece Rocco va da solo e prende un burrito con carne di canguro. Il sapore è simile a quello della carne di struzzo. Quindi è buona.
Giovedì, 19 ottobre 2006
YULARA – KINGS CANYON RESORT (374 km)
Questa mattina ci alziamo con calma. Salutiamo l’ULURU e riprendiamo la LASSETER HWY. Dopo aver percorso 144 km, prendiamo la deviazione per la LURITIJA ROAD. Lungo il percorso c’è solo il deserto a farci compagnia fino a quando non ci attraversa la strada un cammello. Ci fermiamo immediatamente per fare qualche foto e ne approfittiamo per sgranchirci le gambe. Arriviamo al WATTARRKA N.P. e ci fermiamo al nostro albergo dove però non possiamo ancora lasciare i bagagli. Dobbiamo tornare più tardi. Lì vicino c’è un distributore di benzina, un general store, un bar e un locale che di sera si trasforma in un “ristorante” all’aperto con musica dal vivo. L’ora di pranzo non è lontana e per riempire un buco allo stomaco, compriamo una porzione di french-fries .
Dopo pranzo prendiamo possesso della nostra stanza. E’ davvero grande e confortevole. In più c’è anche la vasca idromassaggio con finestra panoramica .
Nel primo pomeriggio cominciamo ad esplorare il parco. Prima andiamo alle KATHELEEN SPRINGS poi al KINGS CREEK. Qui camminiamo all’interno del canyon fino al punto più interno dove è possibile arrivare. Si è completamente circondati dalle alte pareti rocciose. Inoltre ci sarebbe un percorso di 6 km, il CANYON RIM WALK. La guida consiglia di percorrerlo nelle prime ore del giorno quando ancora non è caldo. Per fare tutto il tragitto ci si impiega dalle tre alle quattro ore. Il primo tratto, molto ripido, risale la parete rocciosa per arrivare in cima al canyon. Essendo ormai quasi le cinque di pomeriggio non ci azzardiamo ad intraprenderlo ma siamo sicuri che non avremmo avuto alcun problema a farlo anche noi. Decidiamo comunque di farne un tratto risalendo dalla parte finale. Arriviamo in cima e ci godiamo il paesaggio. E’ quasi il tramonto quando rientriamo in albergo.
Al parcheggio del parco c’è un signore anziano che ci chiede un passaggio. E’ insieme al figlio. In realtà ha appuntamento con la moglie che li deve venire a prendere alle sette. Ci spiega che nel tragitto per l’albergo potremmo incrociare la macchina della moglie. Staranno attenti. Ci racconta che abitano a NEWCASTLE , una cittadina a nord di SYDNEY. La figlia lavora ad ALICE SPRINGS e loro sono venuti qui in vacanza. Neanche a farlo apposta il figlio vede la macchina della madre e le indica di fermarsi. Finisce qui il nostro incontro. E’ stato divertente.
Rientriamo in albergo, facciamo un bagno rigenerante e poi andiamo al ristorante. E’ gremito di gente. Sul palco c’è una coppia di musicisti non più giovani che suona allegramente. E dopo la cena si aprono le danze. Alle nove della sera però tutto finisce. Si spengono le luci e si va a dormire.
Domani mattina ci dobbiamo alzare molto e ripeto molto presto.
http://www.nt.gov.au/nreta/parks/find/watarrka.html
http://www.kingscanyonresort.com.au
Venerdì, 20 ottobre 2006
KINGS CANYON RESORT – ALICE SPRINGS (499 km)
ALICE SPRINGS – ADELAIDE (volo aereo)
La regione di Alice Springs, chiamata MPARNTWE in lingua aborigena, è la terra di origine del popolo Arrernte. Cuore della regione è la confluenza dei fiumi Charles e Todd. Per gli aborigeni tutte le caratteristiche topografiche della città sono opera di creature ancestrali che modellarono il paesaggio scendendo da Emily Gap nei MacDonnel Ranger, a sud-est della città.
La comunità aborigena di Alice Springs, piuttosto numerosa, mantiene forti legami con il proprio territorio d’origine.
(lettura dalla Lonely Planet)
Ci alziamo prima dell’alba. Dobbiamo fare 500 km per arrivare ad ALICE SPRINGS. Secondo i nostri programmi così possiamo visitare la città, fare un po’ di shopping ed essere in aeroporto per le tre del pomeriggio. Il nostro volo per ADELAIDE, (SOUTH AUSTRALIA) parte alle 16:20.
E’ ancora buio quando lasciamo il resort. Ci mettiamo in marcia e procediamo lentamente fina quando il sole sorge all’orizzonte. Ai bordi della strada incontriamo un cavallo, alcuni canguri e in mezzo ai cespugli scorgiamo anche un dingo. Nessun cammello.
Arrivati ad ERLDUNDA facciamo una sosta prolungata di mezz’ora all’area attrezzata. Al general store acquistiamo alcuni souvenir e del cibo per fare colazione. Siamo pronti per ripartire! Raggiunta la STUART HWY procediamo verso ALICE SPRINGS. Ci fermiamo per fare benzina a STUARTS WELL. Quest’area di sosta non è molto popolata. Mentre Rocco fa alcune foto, scorgiamo un individuo alquanto buffo. Si trova in piedi davanti al suo furgone. Indossa uno strano cappello e sul suo viso spicca una folta barba bianca simile a quella di Gandalf. (Signore degli Anelli). Mentre ci dirigiamo verso la macchina veniamo raggiunti da questa persona con la quale scambiamo alcune chiacchiere. Scopriamo così che viene dalla Nuova Zelanda e sta facendo un viaggio in giro per l’Australia. Prima di salutarci Rocco, con il suo permesso, gli scatta anche una foto.
Quando arriviamo ad ALICE SPRINGS per prima cosa andiamo all’aeroporto per chiedere conferma del volo. La tappa successiva è la vecchia stazione del GHAN. Questo treno è stato il primo mezzo di collegamento che ha unito la città di ADELAIDE con ALICE SPRINGS.
La storia del Ghan
iniziò nel 1877, quando si decise di costruire una linea ferroviaria da Adelaide a Darwin. Solo per raggiungere Alice Springs ci vollero cinquant’anni e gli ultimi 1500 km, che raggiungono Darwnin, sono stati completati di recente. Fu costruita in una pianura alluvionale e periodicamente le piogge ne causarono la completa distruzione. Inoltre il terreno impervio, le rotaie fragili, i vagoni letto troppo leggeri, consentivano una velocità massima di 30 km/h. I viaggiatori doveva cambiare tre treni prima di giungere a destinazione e nell’ultimo tratto le carrozze erano trainate da cammelli. I treni a trazione animale, guidati da cammelli afgani, furono il primo mezzo di trasporto attraverso l’outback, e fu da questi conducenti che la ferrovia del Ghan prese il nome. Nel 1929 i binari raggiunsero Alice Springs. Il vecchio Ghan era un servizio inaffidabile, costoso da mantenere e c’era sempre il rischio che un forte acquazzone spezzasse le rotaie in un punto qualsiasi della ferrovia. I lanci di provviste col paracadute per soccorrere i viaggiatori arenati nell’outback divennero all’ordine del giorno, e ci fu una volta in cui il Ghan giunse a destinazione con dieci giorni di ritardo!
All’inizio degli anni ’70 la rete ferroviaria del South Australia fu rilevata dal governo federale che progettò una nuova linea per Alice Springs. Nel 1980 la ferrovia fu completata e nel 1982 il vecchio Ghan fece la sua ultima corsa.
Se il vecchio treno poteva trasportare 140 passeggeri e faceva il viaggio in 50 ore, il nuovo Ghan ne trasporta il doppio e lo fa nella metà del tempo.
www.oldghan.com.au
Qui facciamo conoscenza con alcuni dei pensionati che sono qui ad ALICE SPRINGS per i MASTERS GAMES (21-28 October 2006 – www.alicespringsmasters.nt.gov.au) per fare quelli che potremmo chiamare “I GIOCHI DELLA TERZA ETA’. Questi giochi si tengono ogni due anni e migliaia di persone, non più giovani, competono in più di 30 sport. Hanno partecipato alla stessa manifestazione anche in Italia.
Sono stati a ROMA. Peccato che nei loro ricordi è ancora vivo lo scippo subito da un loro conoscente. Non è bello sentirselo dire.
Poi andiamo a vedere la “SCHOOL OF THE AIR” (www.assoa.nt.edu.au).
Da qui trasmettono le lezioni tramite internet o la radio, per i bambini che abitano nelle remote cattle station (ranch dove allevano il bestiame) e non possono frequentare la scuola elementare. Visitiamo la STAZIONE DEL TELEGRAFO dove ha avuto origine la città di ALICE SPRINGS. (http://www.nt.gov.au/nreta/parks/find/astelegraphstation.html)
La stazione del telegrafo di Alice Springs era situata a metà strada lungo la Overland Telegraph Line da Darwin ad Adelaide. Questa linea telegrafica ebbe un ruolo di primaria importanza nello sviluppo dell’Australia. Inaugurata nel 1872, la linea ridusse di colpo l’isolamento degli australiani dal resto del mondo. Lo scambio di messaggi personali e di affari si poteva ora svolgere in ore invece che in mesi come avveniva prima per via mare. Entro il 1900, questa stazione molto isolata, ospitava un cuoco, un maniscalco, una governante, quattro addetti al telegrafo ed in più il capostazione e la sua famiglia. Nell’edificio noto come “the barracks” (le baracche), fu la prima importante struttura costruita nell’Australia Centrale, e nel gennaio del 1872 venne trasmesso il primo messaggio telegrafico ad Adelaide. La Parks and Wildlife Commission (Dipartimento della Fauna Boschi e Foreste) la protegge come testimonianza della vita solitaria che conducevano i pionieri che per primi misero in funzione la linea telegrafica che collegava l’Australia con il mondo. (lettura dal depliant in lingua italiana fornito all’ingresso della stazione che può essere visitata individualmente o con guida)
Ed infine saliamo in cima ad ANZAC HILL da dove si domina la città e si vede chiaramente il varco aperto tra le MACDONELL RANGE che segna il passaggio della STUART HWY. Nella guida consiglia di venire qui al tramonto. Adesso è quasi ora di pranzo.
Parcheggiamo la macchina e andiamo al forno a comprare qualcosa per il pranzo. Comodamente seduti ci gustiamo alcune specialità della cucina australiana: sfogliatine ripiene di pasticcio di carne, altre con prosciutto e formaggio ed una salsiccia all’interno di un cannolo salato. Un pasto leggero!
Le ore che ci separano alla partenza le trascorriamo nell’area pedonale piena di negozi e locali molto turistici. Compriamo magliette, boomerang e pupazzi. Ma adesso dove le mettiamo tutte queste cose? No problem. Le aggiungiamo al bagaglio a mano.
Il tempo passa in fretta. E’ ora di andare. Il nostro soggiorno nel RED CENTRE è terminato. Salutiamo il NORTHERN TERRITORY e tocchiamo il suolo del SOUTH AUSTRALIA atterrando ad ADELAIDE.
Il nostro volo è in orario. Il viaggio trascorre tranquillo. Al tramonto siamo ad Adelaide. Qui abbiamo prenotato una camera all’ AVIATOR’S LODGE (AUD 75) vicino all’aeroporto. Ritiriamo i bagagli e andiamo all’ufficio della HERTZ per ritirare la macchina.
Appena mettiamo piede fuori dall’aeroporto, veniamo colpiti da una folata di aria fredda. Qui la temperatura è decisamente più bassa. Ci sono poco meno di 20 gradi. Per noi è freddo, considerando che fino a poche ore fa eravamo sotto il sole cocente del deserto ad una temperatura superiore ai 30 gradi!
Questo è il nostro ultimo noleggio auto. Da qui arriveremo a SYDNEY. Decidiamo di riconsegnare la macchina in città e non all’aeroporto. Anche perché gli ultimi giorni non ci servirà. Per andare all’aeroporto prenderemo un taxi oppure prenoteremo il servizio di bus navetta.
All’ufficio della HERTZ ci siamo fatti indicare la strada per arrivare all’albergo e loraggiungiamo dopo una sosta in un centro commerciale per comprare qualcosa da mangiare per cena. La nostra camera è molto semplice ma non manca niente.
Alla reception chiediamo informazioni per arrivare a CAPE JERVIS, dove dobbiamo essere domani mattina alle 08.30 per prendere il traghetto con destinazione KANGAROO ISLAND. La signora è molto gentile e non è difficile capire la strada che dovremo fare.
http://www.aviatorslodge.com.au