Diario di viaggio
Australia – Ottobre 2006

PARTE 7- NEW SOUTH WALES

Venerdì, 27 ottobre 2006
NOWRA – SYDNEY ( 178 km)

Oggi arriviamo a Sydney. Partiamo e ci fermiamo a SEVEN MILE BEACH e poi a KIAMA, una graziosa cittadina costiera famosa per uno spettacolare getto d’acqua che si innalza attraverso un buco nella roccia, BLUE HOLE, che può raggiungere anche i 60 metri. Questa mattina il mare è calmo e l’effetto è minore. Prossima tappa BONDI (si legge Bondai) BEACH. La spiaggia più famosa di Sydney. Arriviamo verso le 11.30. La spiaggia ci appare in tutto il suo splendore mentre percorriamo la strada che scende la collina che la sovrasta. E’ una vera meraviglia! La sabbia è bianca, il mare azzurro intenso è solcano da una flotta di surfisti. Qui è già estate, la spiaggia è piena di gente. Mi verrebbe voglia di fare il bagno anche se le onde che arrivano non sono così piccole. La zona della spiaggia dove è possibile fare il bagno è delimitata da un lato da una bandiera gialla e dall’altro da una di colore rosso. Questo tratto è sorvegliato dai famosi “surf lifesaver”. Nel 1906 a Bondi nasceva il primo club di assistenti per surfisti. Una statua eretta davanti al Bondi Papillon commemora l’evento. Ad oggi ci sono più di 260 club in tutta l’Australia e questa attività è diventata uno sport a sé, con manifestazioni proprie.
Si rimane incantati dallo spettacolo. Per gli amanti del nuoto c’è anche una piscina alimentata dall’acqua di mare. Pranziamo nel prato adiacente la spiaggia. Verso le tre di pomeriggio siamo di nuovo in partenza per la città. Da Bondi Beach a Bondi Junction e poi dritti su Oxford Street. Noi dobbiamo arrivare in Sussex Street dove si trova il Metro Apartment. Arriviamo entriamo in camera e senza perdere un minuto (la macchina è in strada con le quattro frecce) scendiamo per andare a consegnare la macchina alla Hertz in William Street. Non è lontano da dove ci troviamo. A questo punto con calma passeggiamo fino a DARLING HARBOUR una vasta area ricreativa che si affaccia sulla baia, ricca di ristoranti e negozi. Qui al Visitor Center prendiamo alcuni depliant e chiediamo alcune informazioni.
Per cena facciamo rientro all’albergo. La nostra camera è fantastica! E’un monolocale. Appena si entra sulla sinistra c’è una piccola cucina, completa di tutto, che si affaccia sul salotto. Da qui una scala porta nella zona notte (soppalcata) e al bagno (c’è anche la lavatrice). Una vetrata verticale riempi di luce tutto l’ambiente. Dalla terrazza si vede il Darling Harbour. Davvero unica!
Dopo cena a piedi torniamo a Darling Harbour, attraversiamo il PYRMONT BRIDGE, riservato esclusivamente ai pedoni e alla monorotaia e decidiamo di andare a vedere lo spettacolo “Extreme” all’IMAX THEATRE.


Sabato, 28 ottobre 2006
SYDNEY

Questa mattina andiamo alla scoperta della città. Ci incamminiamo a piedi e arriviamo fino al Circular Quay e da qui alla SYDNEY OPERA HOUSE, il teatro che si affaccia sulla baia di Sydney, Port Jackson. Continuiamo percorrendo il parco “The Domain” circondato dal mare da un lato e dall’altro dai grattacieli di downtown. Durante il tragitto incontriamo anche un italiano che ormai manca dall’Italia da oltre 30 anni e ci racconta un po’ della sua storia. Arriviamo in un punto in cui davanti a noi abbiamo i simboli della città di Sydney: la baia, l’Harbour Bridge e l’Opera House. Ritorniamo poi verso il teatro e raggiungiamo il cuore originario della città : “The Rocks”. Gli edifici che si trovano qui sono i più antichi della città. Da un borgo di carcerati, balenieri prostitute e bande di strada a successiva zona di magazzini e commerci marittimi, trasformato negli anni ’70 a quartiere storico e turistico. Oggi è sabato e c’è il mercato. Passeggiamo curiosando tra le bancarelle. Vendono anche gli opali.
Per pranzo prendiamo una pizza, in una pizzeria gestita da un italiano con cameriere rumeno (che parla anche italiano) con cui scambiamo qualche parola. Ce la gustiamo comodamente seduti in un tavolino in Rocks Square dove un gruppo folk suona per allietare i passanti.
Dopo pranzo saliamo ad Observatory Park sulla collina che sovrasta la baia. Da qui arriviamo all’Harbour Bridge soprannominato “vecchio attaccapanni”. Volendo, il ponte si può anche scalare. Noi percorriamo un tratto a piedi. Siamo veramente in alto e soffia un forte vento.
Torniamo poi verso Circular Quay. Prendiamo il traghetto che attraversa la baia e arriva a Manly. Nell’ultimo tratto il mare è molto mosso e dal traghetto si vedono delle belle onde. Di nuovo con i piedi per terra facciamo un salto a Market Place (un centro commerciale) e poi andiamo in albergo. Dopo cena passeggiata a Darling Harbour. E’sabato sera e la zona è molto popolata. Non solo da turisti.

Domenica, 29 ottobre 2006
SYDNEY

Oggi compriamo gli ultimi souvenir. Domani si parte. Si torna a casa. Siamo partiti ormai da un mese. Andiamo in Gorge Street al centro commerciale più sontuoso della città, il Queen Victoria Building. Ricorda un po’ gli Harrods di Londra. Qui hanno già fatto l’albero di Natale. L’ambiente suggerisce: guardare ma non toccare.
La cosa più interessante che facciamo è quella di andare al centro culturale aborigeno al parco del Darling Harbour dove assistiamo ad una lezione di DIDGERIDOO. Un ragazzo di origine aborigena ci racconta la storia di questo strumento e dell’importanza per la sua cultura.
Naturalmente tra i ricordi di questo viaggio non possono mancare un DIDGERIDOO e un OPALE. Anche perché quelli originali si trovano solo qui. L’opale l’abbiamo comprato in una gioielleria per essere sicuri dell’autenticità.

Lunedì, 30 – Martedì 31, ottobre 2006
SYDNEY – Singapore – FRANCOFORTE – Bologna

Oggi si torna a casa. Ci attende un lungo viaggio. Trascorriamo la mattinata in giro per Sydney. Per andare all’aeroporto abbiamo prenotato il trasferimento tramite la reception dell’albergo. Siamo pronti.
L’aereo parte alle 17.00 di lunedì 30 e arriva a Francoforte alle ore 05.15 ora locale di martedì 31 ottobre. Da Sydney spediamo anche il DIDGERIDOO che abbiamo acquistato in un negozio specializzato. Dopo il check-in dei bagagli, lo dobbiamo portare all’imbarco degli oggetti “oversize”. Alla dogana abbiamo mostrato i documenti allegati agli oggetti di valore acquistati. Per finire, prima di salire sull’aereo ci impediscono di portare in cabina uno zaino perché abbiamo più bagagli di quelli consentiti. Cerchiamo di fargli cambiare idea ma ci viene detto che l’aereo è pieno. Durante il volo per Singapore, Rocco si informa che lo zaino sia stato caricato sull’aereo. A Singapore facciamo uno scalo di oltre un’ora poi riprendiamo il volo per Francoforte e possiamo constatare che l’aereo non è affatto pieno. Ci sono persone che dormono comodamente sdraiate occupando tre posti a sedere. L’equipaggio è cambiato e Rocco chiede nuovamente notizie in merito al nostro bagaglio. Quando arriviamo a Francoforte veniamo accompagnati da una hostess personale della Lufthansa che si occupa personalmente del recupero dello zaino. In nostro aiuto sopraggiunge anche una responsabile italiana e ci informa che negli ultimi giorni ci sono stati dei disguidi con la Qantas.
Bene adesso che abbiamo tutto possiamo andare a prendere il volo per Bologna. Piccolo particolare sono quasi le sei di mattina e il nostro volo parte alle 12.45. Tra sette ore. Con la sky line ci trasferiamo al nostro terminal e raggiungiamo il nostro gate dove ci sistemiamo e aspettiamo.
Per ingannare il tempo giochiamo con una piccola palla da football australiano che ci hanno regalato a Sydney. Ci siamo solo noi al gate.
Finalmente partiamo ed eccoci di nuovo a casa.
HOME SWEET HOME.

DIDGERIDOO
Strumento musicale aborigeno con un importante significato culturale. Originariamente il Didgeridoo era uno strumento usato soltanto dagli aborigeni del Top End, ricavato da un ramo cavo di eucalipto, ovvero scavato dalle termiti presenti solo in questa parte del paese. Gli autentici didgeridoo vengono ancora fabbricati in questo modo: nell’Australia del nord si raccolgono i rami scavati dalle termiti, scegliendo quelli più dritti, che poi vengono puliti, tagliati secondo la lunghezza richiesta (la lunghezza influisce sulla tonalità del suono) e dipinti. Il bocchino viene spesso plasmato con cera d’ape. L’interno ha una superficie ruvida e irregolare. Questa ultima caratteristica permette di identificare gli oggetti artigianale da quelli industriali. Il certificato di autenticità che accompagna lo strumento garantisce che il prodotto sia stato realizzato e decorato da un artista aborigeno.

BOOMERANG
Questi legnetti da lanciare non sono tipici solo dell’Australia (infatti venivano usati in Egitto e in Europa per spaventare gli uccelli e farli impigliare nelle reti), ma gli aborigeni sembrano essere l’unico popolo ad aver creato dei boomerang che ritornano sempre indietro, sebbene solo come giocattoli per bambini . Quelli del tipo che non ritorna indietro, rappresentati nei disegni, mostrano l’estrema ricercatezza dei boomerang impiegati come armi. Alcuni sono massicci con gomiti acuti, studiati per roteare in prossimità del terreno e colpire la selvaggina di notevoli dimensioni o spezzare le gambe durante un combattimento, mentre altri più raffinati venivano impiegati per diversi utilizzi, fra cui anche quello di scavare. I boomerang da caccia, lunghi e con una curvatura dolce, che si trovano riprodotti a coppie, non sono lo stesso modello ripetuto ma rappresentano due armi identiche con le stesse traiettorie di volo: se la prima mancava il bersaglio, si poteva immediatamente lanciare la seconda, sapendo già come si sarebbe comportata.

OPALI
L’Australia è il principale produttore mondiale di opale. L’opale è formato da sferette di silicio contenenti dal 6% al 10% di acqua; il colore è dovuto alla dimensione delle microsfere e alla rifrazione della luce bianca attraverso gli interstizi.
Gli opali vengono tagliati in tre modi diversi: quelli compatti assumono la forma a “cabochon”, con una superficie curva e levigata; i “triplet” sono costituiti da uno strato di opale inserito tra uno strato opaco di supporto e uno trasparente superiore; infine di “doublet” sono formati semplicemente da uno strato di opale sopra una base appoggio opaca. Nel Queensland gli opali che vengono ritrovati risultano spesso inglobati nella roccia (boulder opals), nel qual caso ci si limita a lucidarli senza procedere all’estrazione.
Il valore di un opale e determinato solo in parte dal colore e dalla luminosità: più intenso e brillante è il suo colore, più alto sarà il valore. Un altro elemento importante ai fini del valore è il tipo di opale: il nero e il nobile bianco sono i più preziosi, seguiti dall’opale di fuoco, infine l’opale d’acqua o lattiginoso (“milk opal”) è la varietà meno pregiata. Inoltre maggiori sono le dimensioni dei giochi di luce, più alto è il valore della pietra. L’esistenza di imperfezioni (ad esempio piccole fratture) fa sì che l’opale risulti meno prezioso.
La forma è importante – una superficie curva ha più valore di una piatta – così come lo è la misura. Come avviene con qualsiasi altra gemma, nell’acquisto di un opale non farete grandi affari a meno che non siate competenti in materia.
 (Lonely Planet)

Letture consigliate:
“E venne chiamata due cuori” – “Il cielo, la terra e quel che stà nel mezzo” di Marlo Morgan
“La mia Australia” di Sally Morgan

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